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Niccolò Machiavelli

Niccolò Machiavelli

Nato a Firenze nel 1469 da un’antica ma decaduta famiglia, fin dall’adolescenza mostra dimestichezza con i classici latini. Dopo un periodo di intensi studi, nel 1498 entra nella vita politica come segretario della Seconda Cancelleria della Repubblica fiorentina. La sua attività gli dà modo di modo di conoscere ambasciatori e principi e di osservarne da vicino le differenze di governo e di indirizzo politico. Sarà anche al servizio di Cesare Borgia, e da questa esperienza tratteggerà analisi politiche assai realistiche della situazione a lui contemporanea, confrontandola con esempi tratti dalla storia.
Nel 1512, con la fine della Repubblica, i Medici recuperano il potere su Firenze con l’aiuto degli Spagnoli e della Santa Sede, e Machiavelli viene licenziato. L’anno successivo è accusato di essere implicato in una congiura proprio contro i Medici e viene imprigionato. Rimesso in libertà, si ritira nella sua casa a San Casciano in Val di Pesa, e in quella sorta di esilio scrive le sue opere più importanti, Il Principe e i Discorsi sulla prima deca di Tito Livio. Il desiderio di mettere in pratica le proprie teorie lo spinge ad una riconciliazione con i Medici, che però riesce solo in parte: dalla famiglia fiorentina riceve incarichi di scarsa importanza.
Nel 1520, il cardinale Giulio de’ Medici lo incarica di scrivere una storia della città di Firenze, e nascono così le Istorie fiorentine. Nel 1527, cacciati nuovamente i Medici, viene restaurata la Repubblica e Machiavelli è allontanato dalla vita politica. Muore a Firenze il 21 giugno di quello stesso anno.
La sua opera più famosa, Il Principe (scritto negli anni 1513-14, ma pubblicato a stampa solamente nel 1532), delinea le qualità necessarie al regnante per conquistare e conservare uno stato e per ottenere il rispettoso appoggio dei sudditi, tratteggiando così la figura del governante ideale, in grado di reggere uno stato forte e di affrontare con successo sia gli attacchi esterni sia le sollevazioni della popolazione.

Nato a Firenze nel 1469 da un’antica ma decaduta famiglia, fin dall’adolescenza mostra dimestichezza con i classici latini. Dopo un periodo di intensi studi, nel 1498 entra nella vita politica come segretario della Seconda Cancelleria della Repubblica fiorentina. La sua attività gli dà modo di modo di conoscere ambasciatori e principi e di osservarne da vicino le differenze di governo e di indirizzo politico. Sarà anche al servizio di Cesare Borgia, e da questa esperienza tratteggerà analisi politiche assai realistiche della situazione a lui contemporanea, confrontandola con esempi tratti dalla storia.
Nel 1512, con la fine della Repubblica, i Medici recuperano il potere su Firenze con l’aiuto degli Spagnoli e della Santa Sede, e Machiavelli viene licenziato. L’anno successivo è accusato di essere implicato in una congiura proprio contro i Medici e viene imprigionato. Rimesso in libertà, si ritira nella sua casa a San Casciano in Val di Pesa, e in quella sorta di esilio scrive le sue opere più importanti, Il Principe e i Discorsi sulla prima deca di Tito Livio. Il desiderio di mettere in pratica le proprie teorie lo spinge ad una riconciliazione con i Medici, che però riesce solo in parte: dalla famiglia fiorentina riceve incarichi di scarsa importanza.
Nel 1520, il cardinale Giulio de’ Medici lo incarica di scrivere una storia della città di Firenze, e nascono così le Istorie fiorentine. Nel 1527, cacciati nuovamente i Medici, viene restaurata la Repubblica e Machiavelli è allontanato dalla vita politica. Muore a Firenze il 21 giugno di quello stesso anno.
La sua opera più famosa, Il Principe (scritto negli anni 1513-14, ma pubblicato a stampa solamente nel 1532), delinea le qualità necessarie al regnante per conquistare e conservare uno stato e per ottenere il rispettoso appoggio dei sudditi, tratteggiando così la figura del governante ideale, in grado di reggere uno stato forte e di affrontare con successo sia gli attacchi esterni sia le sollevazioni della popolazione.

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