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Carlo Lapucci è infaticabile. È appena arrivata in libreria la sua biografia di Renzo Bagnoli, il patron della Sammontana, che subito si presenta anche con il primo di due volumi – 400 pagine in tutto – di “Fiabe

Lapucci raccoglie in un volume le storie popolariCarlo Lapucci è infaticabile. È appena arrivata in libreria la sua biografia di Renzo Bagnoli, il patron della Sammontana, che subito si presenta anche con il primo di due volumi – 400 pagine in tutto – di “Fiabe toscane” (Sarnus, euro 13 il volume). Obiettivo: togliere dall’oblio trentotto fiabe della tradizione toscana, con l’aggiunta di tredici favolette destinate – visti i tempi – a finire nel dimenticatoio: dal “Gatto con gli stivali” a “Prezzemolino”, da “Pentolino” alla “Gatta gnuda”, dalla “Donnola e il ragno” alla “Fata della fonte di Lolla”. In sostanza, Lapucci continua nell’opera meritoria di tener vive le tradizioni toscane, con un lavoro da certosino.Di seguito pubblichiamo la favola “La volpe e il contadino”. È antica. Lapucci l’ha raccolta in Mugello, raccontata da Maria Mauri. È già apparsa in Carlo Lapucci “La fiera della fantasia”, Sansoni, 1993. L si trova anche in Giovanni Francesco Poggio Bracciolini “Facezie di Poggio Fiorentino”, Carabba Editore, 1911. Bracciolini fu umanista e storico, nato a Terranuova nel 1830 e morto a Firenze nel 1459. La volpe e il contadino Una volpe fuggiva inseguita dai cani e dai cacciatori: ormai stavano per raggiungerla e, allo stremo delle forze, cercò scampo nell’aia d’un contadino che batteva mannelli di grano.«Nascondimi, gli disse e io rispetterò sempre il tuo pollaio, e tu, come non avrai più da temere da me se mi uccidono, così potrai stare tranquillo se mi salvo, anzi avrai da me anche qualche favore.»Il contadino le indicò un nascondiglio tra la paglia e le gettò sopra un covone per celarla meglio. All’arrivo dei cacciatori stava continuando tranquillo il suo lavoro e, quando questi gli chiesero se aveva visto una volpe fuggire, rispose che era andata verso il monte, mentre con le mani e gli occhi accennava agl’inseguitori il nascondiglio dell’animale. I cacciatori non capirono e presero per buone le parole trascurando i gesti e, spronando i cavalli, corsero verso il monte.Quando si furono allontanati la volpe uscì da sotto la paglia e il contadino pretese la sua riconoscenza e la conferma delle promesse che gli aveva fatto quando gli aveva chiesto aiuto. Ma la volpe, che aveva visto tutto quel che aveva fatto, rispose:«Non ti devo nulla e non avrai da me nulla».«Lo sapevo che tu mantieni così i giuramenti».«Come mantieni tu le tue parole: le parole infatti furono buone, ma i gesti molto cattivi. Perciò, d’ora in poi, attento al tuo pollaio».E se n’andò.Raccolta in Mugello, narrata da Maria Maurri. E apparsa in: C. Lapucci, La fiera della fantasia, Sansoni, Firenze 1993. La favola è antica e si trova anche in: Bracciolini P., Facezie di Poggio Fiorentino, Carabba Editore, Lanciano 1911, n° 162.
Data recensione: 27/04/2008
Testata Giornalistica: Il Corriere di Firenze
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