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Passano di bocca in bocca e superano nazioni e continenti. Si tramandano da una generazione all’altra, all’interno di una famiglia, di un paese, di una città. Nonostante televisione, cinema, spettacolo, ancora oggi le

Passano di bocca in bocca e superano nazioni e continenti. Si tramandano da una generazione all’altra, all’interno di una famiglia, di un paese, di una città. Nonostante televisione, cinema, spettacolo, ancora oggi le fiabe continuano a muoversi e a vivere, perché non c’è cosa che affascini i bambini come quel fatidico «C’era una volta». È forse anche per questo che ritornano i protagonisti delle favole toscane che Carlo Lapucci, linguista e studioso di tradizioni popolari, ha raccolto in due volumi illustrati – Sarnus editore (13 euro) – dal titolo «Fiabe toscane». Un viaggio tra maghi, boschi incantati, fate e bambini; animali, principesse, diavoli e giganti che l’autore racconta in storie ricalcate dalla tradizione orale toscana. Tramandate di generazione in generazione e raccolte, spesso dalla viva voce del popolo, nel corso dei secoli XIX e XX; l’ultima, in ordine di tempo, è la raccolta, con la trascrizione in lingua dai vari dialetti, di Italo Calvino. Lapucci si è impegnato in un lavoro di ricerca e trascrizione che ha permesso di restituirci ben trentotto storie, più tredici brevi favolette: da quelle celeberrime come «Il gatto con gli stivali», «Prezzemolina», «Pentolino», «La gatta gnuda» a quelle quasi dimenticate come «Cent’amici a Napoli», «Spaccaferro Tiralungo e Reggiforte», «Pamporcino», «I quattro minchioni», «La donnola e il ragno», «Gigi dei lupini», «La fata della fonte di Lolla». Oltre che dalla campagna toscana, Lapucci ha attinto molte delle storie dai racconti del padre, suo maestro nella fiaba e nella narrazione, che prima della scomparsa era riuscito a recuperare – come capita spesso da vecchi – una memoria capillare della propria infanzia.Le varie civiltà, antiche e moderne, hanno arricchito a dismisura il patrimonio di proverbi, credenze, fiabe e leggende popolari ovunque, al punto che non c’è località che non abbia le sue particolarità, le sue versioni originali. Avendo presente questo canovaccio, Lapucci ha catturato il risultato dato da questa lunga sedimentazione secolare nella tradizione toscana.Caratteristiche per le quali l’opera si presenta adatta alla narrativa per bambini, ma anche di grande presa culturale per gli adulti poiché l’autore, come di consueto, non risparmia riferimenti culturali e critici per l’inquadramento della fiaba nella nostra cultura.
Data recensione: 27/04/2008
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Titti Giuliani Foti