chiudi

Nella sua precedente fatica l’A. ci aveva parlato di bronzi squillanti dall’alto delle torri campanarie, ora invece ha dato alle stampe storie di miti e di leggende , fatti e fattacci, superstizioni e dicerie, che popolano- anzi

Nella sua precedente fatica l’A. ci aveva parlato di bronzi squillanti dall’alto delle torri campanarie, ora invece ha dato alle stampe storie di miti e di leggende , fatti e fattacci, superstizioni e dicerie, che popolano- anzi popolavano- l’immaginario delle genti toscane. Ed è proprio il caso di dire che questa volta l’A. Cavando fuori dalle sue note d’archivio,petti presenze di fate e di streghe, pozioni miracolose eteste d’aglio, diavoli costruttori di ponti e fonti lattaie, antiche strategie per maritarsi e  cattivi orchi in libertà , tecniche per allontanare il malocchio o per battere un pozzo.. Naturalmente si tira in ballo anche la sfera religiosa  in un connubio ormai studiato  e ristudiato da generazioni di antropologi che dal secolo dei lumi in poi si domandano come sia possibile, in Italia, siano operanti oltre centomila fattucchiere che distribuiscono amori, successo, guarigioni ecc ecc spesso da pulpiti televisiviMa tornando al soggetto del libro, chi scrive ricorda ragazzi che tenevano per mesi in tasca i marroni d’ India, certe donne che segnavano i bachi ai bambini (con accompagnamento di Ave Maria) e che procuravano “L’erba della paura” la quale, immersa in una bacinella piena d’acqua e fatta toccare da una persona impaurita, dà origine a una gelatina che imprigiona gli elementi negativi. Ci dobbiamo credere? Forse è solo il caso di sorridere su queste credenze ritenute accettabili da un numero minore di persone, come sembra ritenere l’A. Nelle brillanti note introduttive dove prende atto che i giovani di oggi tendono a spazzare via le tradizioni del passato. Ma è certamente da sottoscrivere la considerazione finale secondo la quale, tutto sommato, la Toscana descritta nel libro è si un po’ ingenua e sempliciotta crede alle fatture e ha paura delle buche delle fate : nota e vetera, estrae dal cilindro e ci ripropone, come ogni buon mago che si rispetti «sempre meglio però, conclude argutamente l’A., del “buco dell’ozono”».
Data recensione: 06/07/2008
Testata Giornalistica: Corrispondenza
Autore: ––