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Carlo Lapucci è scrittore e ricercatore infaticabile, tra i migliori in Toscana, se non il migliore. In questi giorni è presente in libreria con diverse opere. Come la biografia di Renzo Bagnoli, inventore della Sammontana

Carlo Lapucci racconta il “Teatro popolare minimo”Carlo Lapucci è scrittore e ricercatore infaticabile, tra i migliori in Toscana, se non il migliore. In questi giorni è presente in libreria con diverse opere. Come la biografia di Renzo Bagnoli, inventore della Sammontana, scomparso da qualche tempo.O la storia fantastica intitolata Silicon Valley, le Fiabe toscane (opera in due volumi), e – fresca fresca – la ristampa (prima edizione 1990), presso Sarnus, di Teatro popolare minimo.Frutto della sua ricerca – senza sosta – nel folklore. È una ricerca che va avanti da decenni, praticamente da sempre, puntigliosa, con risultati culturalmente alti.Nel teatro popolare minimo troviamo racconti drammatizzati, prediche, testamenti (memorabile il testamento dell’onesto villano Tonio di Moncone), contrasti (tipico quello tra padrone e contadino), rappresentazioni brevi, traduzioni improprie e parodie del Dies Iræ, prefazi, lettere, lamenti, monologhi, canti, storie drammatizzate e illustrate, sproloqui e parodie. Il sacro che si mischia al profano. È il passato, anche relativamente recente, che ci passa davanti, ci fa tornare nelle piazze e nelle strade durante i mercati, le fiere, le sagre o i riti religiosi (processioni, soprattutto), di cui – per esempio – la Toscana era ed è la regina. Ma anche le veglie, nel canto del fuoco, durante gli inverni rigidi, che la memoria ci rimanda più rigidi d’ora, per il semplice fatto che, oggi, le nostre case sono riscaldate, e a letto si va senza bisogno del “prete”.Fa tornare in mente, a chi ha una certa età, personaggi capaci d’incantare con i loro racconti, con le loro canzoni: espressioni della tradizione orale, sviluppatasi soprattutto nel mondo rurale. È il recitar narrando che s’è perso nel frastuono dello sviluppo caotico, la corsa a dimenticare le radici, commettendo un errore madornale.Non è un’antologia di testi come viene viene. No, è suddivisa in settori e non mancano le versioni diverse di uno stesso testo, con rimandi ad altri testi. In sostanza, si tratta di un lavoro scientifico. Rigoroso.Nel panorama letterario toscano, Carlo Lapucci (Vicchio 1940), fiorentino d’adozione, spicca per il suo estro. Muove i primi passi – appena ventenne – nel mondo delle lettere con la poesia.Non ha difficoltà a passare, dieci anni dopo, alla narrativa con il romanzo Itinerario a Vega, seguito da L’uomo di vetro e dalla raccolta di racconti La pianura.Del 1982, è la raccolta di poesie L’erba inutile. Ma sa anche destreggiarsi nelle parodie, tanto è vero che con Oibò! ha un grande successo. Nel 2002 ottiene il premio Giusti per la satira. Nel suo carnet troviamo anche il romanzo Viaggio nell’antimateria e il Dizionario dei proverbi italiani, pubblicato da Le Monnier.
Data recensione: 07/02/2009
Testata Giornalistica: Il Tirreno
Autore: Riccardo Cardellicchio