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Veniamo subito alla comprensione del titolo ripreso dalla prima strofa del “canto dei coscritti” composto nel 1808 al momento dell’introduzione anche in Toscana delle leva militare obbligatoria. Ci pare interessante riportare tutto il testo precisando che

Veniamo subito alla comprensione del titolo ripreso dalla prima strofa del “canto dei coscritti” composto nel 1808 al momento dell’introduzione anche in Toscana delle leva militare obbligatoria. Ci pare interessante riportare tutto il testo precisando che la melodia dovrebbe essere stata la stessa della celebre Maremma amara:
Partire partirò, partir bisogna, / dove comanderà ’l nostro sovrano.           
Chi prenderà la strada di Bologna, / e chi anderà a Parigi e chi a Milano.           
Ah, che partenza amara, / Gigina cara, mi convien fare.           
Vado alla guerra e spero di tornare.           
Se il nostro imperator ce lo comanda / ci batteremo e finirem la vita,           
al rullo di tamburi, a suon di banda           
farem del mondo l’ultima partita.           
Ah, che partenza amara, / Gigia mia cara, Gigia mia bella, di me non avrai forse più novella (p. 83)
Questi versi dal tono rassegnato e quasi senza speranza sarebbero dovuti al pistoiese Menchi (al quale sarebbe da attribuirsi anche l’inno del “Viva Maria”) e bene introducono a quel cambiamento in materia di strategia militare introdotto dal “genio” napoleonico e di cui la coscrizione obbligatoria è l’elemento di grande impatto sociale e psicologico, con il coinvolgimento degli stessi parroci chiamato a fare capillare propaganda a favore delle armate francesi e contro le varie forme di renitenza.Il presente lavoro – che può essere ancora più istruttivo se letto come continuazione e approfondimento de La Toscana nell’impero napoleonico, di E. Donati (Polistampa 2008) segnalato nel n. 54 di questo periodico – si articola in quattro contributi che affrontano le vicende legate al coinvolgimento della Toscana nel più vasto scenario della politica imperialistica voluta dal grande “Còrso”. Ne diamo di seguito autori e titoli:S. Pratesi, La Toscana dalla rivoluzione francese al Regno d’Etruria; P. Coturri, Firenze e la Toscana negli anni dell’annessione all’impero francese (1808-1814); G. Doni, “Uno contro dieci”, cenni sui militari toscani nella Grande Armée; D. Vergari, La partecipazione dei soldati toscani alle campagne napoleoniche attraverso la documentazione della medaglia di Sant’Elena. L’inedita e ampia documentazione presentata nel volume permette di ricostruire in larga misura la comunità dei “toscani napoleonici”, come li definisce A. Chiavistelli nella Prefazione, descritti nelle loro vicende umane e nei loro spostamenti da un fronte a quell’altro dell’Europa durante le continue campagne di guerra, ma poi visti anche nel fenomeno nuovo del reducismo e nel recupero alla vita sociale post-bellica. In sostanza, il libro spazia dai noti fatti rivoluzionari – che porteranno gli italiani a combattere per la prima volta, dopo molti secoli, sotto una direzione unitaria e dietro una nuova bandiera tricolore – alle singole storie personali dei protagonisti, vincitori e vinti, talora finiti prigionieri e salvi per miracolo, come scrive Gabbriello Mucci: “ringrazio Iddio che siamo tornati in Italia” (p. 221).
Data recensione: 06/07/2009
Testata Giornalistica: Corrispondenza
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