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Il libro di Luciano Artusi e Roberto Lasciarrea «Fiorentini per forza e per amore» ha l’indubbio merito di avere riproposto l’elenco di tutti i cittadini onorari di Firenze

Il libro di Luciano Artusi e Roberto Lasciarrea «Fiorentini per forza e per amore» ha l’indubbio merito di avere riproposto l’elenco di tutti i cittadini onorari di Firenze. Le cittadinanze onorarie sono sempre state il frutto di due scelte. La prima ragione: l’opportunismo politico, l’accattivarsi le simpatie del potente di turno affinché volgesse il suo sguardo benefico sulla città che lo nominava cittadino    onorario. Dopo la seconda guerra mondiale il conferimento della cittadinanza onoraria ha assunto un altro significato. Spesso, soprattutto a Firenze, si proponeva l’onorificenza per una persona che aveva dimostrato grandi grandi qualità culturali, politiche ed umanitarie. È il caso del cardinale Elia Dalla Costa, cui venne riconosciuto il ruolo fondamentale nel difendere la città durante la Seconda Guerra Mondiale, o di don Giulio Facibeni, fondatore dell’Opera Madonnina del Grappa, al quale il Sindaco Giorgio La Pira assegnò il titolo di «cittadino benemerito».
Nella storia dei cittadini onorari di Firenze si trovano spesso anche personaggi invisi a chi governava gli Stati di cui erano cittadini, se non addirittura dei perseguitati. Nel libro ci sono molti di questi personaggi scomodi che sono diventati cittadini onorari della città del Giglio anche in opposizione alle maggioranze politiche che governavano la città. È questo il caso dei maggiori dissidenti dell’Est europeo durante i regimi comunisti, da Walesa a Sakharov: la cittadinanza onoraria a quest’ultimo, grande oppositore del regime sovietico, fu propedeutica a quelle concesse a Gorbaciov ed Eltsin, entrambi fatti cittadini onorari, pur essendo tra loro avversari, per il contributo dato, in modi e in tempi diversi, alla caduta del totalitarismo comunista. Questa pubblicazione di Artusi e Lasciarrea, per alcuni aspetti è benemerita anche se presenta alcune lacune. Per esempio, soprattutto per le cittadinanze onorarie conferite nella seconda metà del novecento, manca l’indicazione dei proponenti. Questa non è una questione di lana caprina. Il significato politico del conferimento di questa onorificenza risiede infatti in gran parte nella proposta. Chi propone il conferimento di una cittadinanza onoraria lo fa sempre per onorare un periodo storico, un fatto, di cui l’insignito è stato protagonista. Ora non dire chi è che propone una cittadinanza onoraria è come dichiarare all’anagrafe un figlio di cui non si conoscono i genitori. Questo è il grande limite storico del libro. Molte volte negli anni Settanta e Ottanta i comunisti ostacolavano in Palazzo Vecchio il conferimento della cittadinanza onoraria ai dissidenti dell’Est europeo. Leggendo questo libro di tutto questo non si ha notizia perché spesso ci si limita a pubblicare l’atto di conferimento firmato dal Sindaco in carica che magari aveva di malavoglia accettato il voto del consiglio comunale. Nel libro poi si racconta anche del conferimento della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini nei primi anni del suo avvento al potere. Questo conferimento rientra nel primo caso sopra indicato, della volontà della città di farsi voler bene dal potente di turno. In anni recenti la maggioranza di sinistra che ha governato Firenze negli anni successivi al 1995 ha voluto con un atto deliberativo ritirare questa onorificenza al Duce del fascismo ormai morto da più di mezzo secolo. Un fatto grottesco, di nessun significato. Perché nulla potrà scancellare il fatto che Firenze negli anni Venti del Novecento era una città a stragrande maggioranza fascista. La storia va studiata e non scancellata. Il libro di Artusi e Lasciarrea insegna a capire quanto meno la cronologia storica in cui inquadrare queste cittadinanze onorarie. Una completamente fuori da ogni contesto politico, in senso etimologico del termine («che attiene alla città»), è quella conferita a Giuseppe Englaro che volle porre fine alla vita della propria figlia, Eluana, in coma da molti anni. Una cittadinanza onoraria data a sproposito, per un fatto che non può certo essere valore di riferimento generale per la vita della comunità cittadina.
Data recensione: 06/03/2011
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: Giovanni Pallanti