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Walter Wunsche: a distanza di 69 anni il nome finalmente è emerso. La storia di guerra forse più nota del Comprensorio, dopo la strage del duomo di San Miniato

Walter Wunsche: a distanza di 69 anni il nome finalmente è emerso. La storia di guerra forse più nota del Comprensorio, dopo la strage del duomo di San Miniato, si potrà raccontare dando più concretezza al suo sfortunato protagonista. L’uccisione del tenente dell’esercito tedesco avvenuta il 16 giugno 1944 sul greto del’alta Chiecina, tra Collegalli e Toiano ad opera di un gruppo di renitenti alla leva fascista e di militari sbandati dopo l’8 settembre (più che veri e propri partigiani), è raccontata nel libro di Nino Bini “Il Valdarno inferiore nel 1944” (editore Sarnus, Firenze). “Rimasi affascinato da questa storia oltre dieci anni fa – racconta Bini – e cominciai a fare delle ricerche interpellando persone che avevano abitato nei paraggi, poi rivolgendomi agli archivi storici dell’esercito tedesco, che già mi avevano aiutato quando scrissi nel 1991 il mio primo libro”. Se grazie a Bini il nome è emerso, altri prima di lui avevano subito il fascino di una vicenda che ha dato vita a narrazioni divergenti. In tutte le versioni Wunsche è il tedesco “buono”, non nazista, che ogni giorno, con la cavalla messa a disposizione dalla fattoria della Casaccia, percorreva la vallata del Chiecina. Quel 16 giugno incappò nei partigiani guidati da Enzo Paroli, sottonenente dell’esercito sbandato ma con esperienze di combattimento in Iugoslavia. Per alcuni Wunsche fu ferito, catturato, colpito mentre tentava la fuga e poi finito con un colpo di grazia in fronte. Nella versione di Paroli, ripresa in una pubblicazione di Valerio Vallini, che incrocia fonti partigiane con ricordi diretti, Wunsche fu fatto scendere da cavallo e disarmato ma, approfittando di una distrazione, tentò la fuga verso un canneto e poi attraverso il bosco, andando dritto verso il grosso del gruppo dei partigiani dai quali fu colpito a morte. “Secondo alcune memorie – dice Vallini – fu ucciso vilmente perché qualcuno volle vantarsi di un’azione partigiana in realtà non avvenuta”. Dopo il fatto il gruppo si sbandò e il timore di rappresaglie percorse tutta la valle. Il cadavere fu interrato nel letto del torrente e una provvidenziale tempesta notturna cancellò quelle tracce che avrebbero permesso ai commilitoni della brigata “Herman Goring” di ritrovarlo e magari di infierire con una di quelle rappresaglie che insanguinarono la Toscana nell’estate del 1944. “La Goring è stata una delle brigate più violente – ricorda Gianluca Fulvetti, direttore dell’Istituto della Resistenza di Lucca – e abbandonò la Toscana proprio verso il 10 luglio, per questo forse l’episodio, che sembra fortuito, non provocò un rastrellamento o cose peggiori”. In questo caso le cose negative si fermarono alla morte di Wunsche che forse, come ricorda ancora Vallini, “ebbe una relazione con una donna di Collegalli, per questo la storia ha anche un alone romantico e persiste nella memoria”.
Data recensione: 12/10/2013
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Roberto Boldrini