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A Prato chiorbóne è sinonimo di testardo, il bòzzo è un piccolo specchio d’acqua, la raffrescàha è un colpo di freddo che spesso provoca malanni. Sono solo alcuni dei tanti termini

A Prato chiorbóne è sinonimo di testardo, il bòzzo è un piccolo specchio d’acqua, la raffrescàha è un colpo di freddo che spesso provoca malanni. Sono solo alcuni dei tanti termini che si trovano in “Detti e parole della Terra di Prato” (Sarnus, pp. 160, euro 12), un vero e proprio vocabolario in cui Giovanni Petracchi ha raccolto centinaia di parole e relative spiegazioni, accompagnate da immagini d’epoca e ricette tipiche, e che sarà presentato sabato 31 ottobre alle 17 nella sala consiliare di Palazzo Buonamici. Petracchi è nato a Vernio e vive a Prato da cinquant’anni. Da tempo si dedica a ricerche storiche, linguistiche e di costume del suo territorio. Sa bene che dietro agli appellativi, ai detti e alle espressioni più o meno colorite del dialetto è racchiuso un modo di vivere e sentire, un insieme di usi e tradizioni che vengono da lontano nel tempo e di cui ancora oggi c’è traccia. Così ha iniziato la sua ricerca in parte sui libri, ma soprattutto per strada, nei mercatini, sull’autobus. «Ho letto diverse pubblicazioni - spiega - sulla parlata pratese, su quella fiorentina e toscana, ma tutto ciò mi è servito soltanto come stimolo alla memoria: ho tralasciato tutto quello che non era il mio pratese e spesso ho dato a tante parole significati e interpretazioni differenti per come li conoscevo e li ricordo io». Rispetto ad alcuni fortunati predecessori, il libro di Petracchi allarga il suo sguardo al territorio circostante, includendo tante espressioni della vallata che in città si stanno perdendo. E poi ci sono i piatti tradizionali, compresi i celebri biscotti di Prato, e le cartoline d’epoca, una piccola collezione che spazia per tutto il Novecento
Data recensione: 27/10/2015
Testata Giornalistica: Il Tirreno
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