chiudi

L’esperienza della Chinatown di San Donnino 25 anni fa si concluse positivamente grazie all’intesa vincente fra parroco e sindaco di allora. A Prato con i sindaci da Martini

Grande mediatore con la comunità orientale: lezione ancora valida

L’esperienza della Chinatown di San Donnino 25 anni fa si concluse positivamente grazie all’intesa vincente fra parroco e sindaco di allora. A Prato con i sindaci da Martini a Cenni tutt’altra storia. Si parla anche di Prato nel libro «La rivoluzione di don Momigli. Come un ex sindacalista salvò un paese da Chinatown, la via fiorentina all’inte(g)razione » di Luigi Ceccherini (edito da Sarnus-Polistampa) che sarà presentato oggi alle 17 nella sala del Pegaso in via Cavour 4 a Firenze. Ceccherini, ex giornalista de La Nazione, con un lungo lavoro di ricerca, ha ricostruito il caso San Donnino, il primo e ancora unico progetto di integrazione fra popoli diversi andato a buon fine. San Donnino nel 1991 contava 4500 abitanti e in poco tempo fu invasa da 3000 cinesi. Un fenomeno che portò ad uno scontro sociale e forti tensioni: centinaia di persone persero il lavoro, i capannoni affittati erano diventati abitazioni-laboratori dove regnava l’assoluta promiscuità e non c’era rispetto delle regole di sicurezza e igiene. E anche il parroco, don Giovanni Momigli, da poco insediato finì contestato. Il prete però era un ex sindacalista della Cisl e forse per questo fu scelto dal cardinale Silvano Piovanelli. Quel giovane sacerdote riuscì a far dialogare il sindaco comunista, la casa del popolo, deputati e senatori della zona, i proprietari degli immobili affittati ai cinesi e persino i cinesi. Fu promotore di progetti innovativi: corsi di alfabetizzazione, servizi di traduzione e consulenza fiscale; lavorò per creare un consolato cinese a Firenze, sino ad ospitarlo all’inizio in parrocchia. Nel 1992 ideò l’oratorio interculturale per bambini italiani e cinesi e poi il progetto del centro Spazio Reale che ha ospitato spesso incontri sulla questione cinese. In uno di questi, don Momigli spiegò: «Sostengono che Prato non è Campi, perché è grande cinque volte di più e che quello che abbiamo sperimentato qui non è replicabile. Dicevano tutti la stessa cosa, quando ho iniziato la mia opera a San Donnino. Portare l’armonia in un condominio non è forse altrettanto difficile? Eppure un condominio è piccolo. Quindi non è la grandezza che rende più o meno fattibile un intervento, ma è volerlo: usare gli strumenti più adatti e rendere tutti partecipi e consapevoli delle scelte da fare per il bene comune». Nell’estate 2016 dopo la rivolta dei cinesi all’Osmannoro (che ha avuto riflessi anche su Prato) don Momigli è chiamato ancora una volta a mediare e sostenere la nascita di un comitato delle associazioni cinesi.
Data recensione: 27/02/2017
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Serena Quercioli