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Beatrice nacque nel 1803 al Conio, una frazione del Melo nel comune di Cutigliano (Pistoia). Rimasta orfana della madre, seguì giovanissima il padre scalpellino, condividendone la sorte di migrante stagionale

Beatrice nacque nel 1803 al Conio, una frazione del Melo nel comune di Cutigliano (Pistoia). Rimasta orfana della madre, seguì giovanissima il padre scalpellino, condividendone la sorte di migrante stagionale in Maremma. A vent’anni sposò il pastore Matteo Bernardi, dando inizio alla sua straordinaria storia. Fu proprio nel giorno del suo matrimonio che donò a tutti la sua prima poesia improvvisata. Da quel momento il mondo intero iniziò a conoscere colei che, anno dopo anno, avrebbe conquistato i salotti letterari con la sua incredibile capacità di improvvisazione poetica. Nel 1832, nientemeno che sulla Nuova Antologia, Niccolò Tommaseo raccontò la sua folgorazione per la “poetessa che bada alla pecore”. E così su questa rivista prestigiosa - le cui pagine affrontavano le questioni più attuali e complesse delle riforme liberali, degli assetti nazionali, della lingua italiana - trovò inaspettatamente posto una donna che non sapeva né leggere né scrivere, ma improvvisava ottave con facilità, “senza sgarrare verso quasi mai”. Fu il primo, Tommaseo, poi vennero tutti gli altri. Alimentato dall’ammirazione di eminenti filologi e letterati, dal Giusti al d’Azeglio, dal Tigri al Barbi, dal Pascoli al Fucini il mito di Beatrice di Pian degli Ontani e dei vari cantori dell’Appennino si sarebbe poi trasferito nel più esclusivo circuito internazionale grazie all’opera di Francesca Alexander e alla mediazione di John Ruskin. Il quale si fece editore, nel 1885, dello splendido Roadside Songs of Tuscany, corredato dai canti pazientemente raccolti e illustrati da Francesca Alexander. Tutto questo, e molto di più, è raccontato dallo scrittore e giornalista Paolo Ciampi che nel volume precisa: “non mi pare di aver inventato niente, in questo libro su Beatrice. Veri sono tutti i fatti della sua vita; autentici, per come li hanno trascritti, tutti i versi che ho riportato. Perfino molte delle parole e delle espressioni che ho impiegato sono tratte da testimonianze che a Beatrice è toccato di rendere nel corso della sua lunga vita, così frequentata da intellettuali e curiosi”.
Data recensione: 15/10/2008
Testata Giornalistica: Il Corriere di Firenze
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