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Cacciatore di fiabe: una volta lo definirono così. Carlo Lapucci, esperto di letteratura e linguistica, sorride. Mai smesso di cacciare, e difatti eccolo alle prese con monologhi, sproloqui, parodie, lamenti, serenate, testamenti,

Cacciatore di fiabe: una volta lo definirono così. Carlo Lapucci, esperto di letteratura e linguistica, sorride. Mai smesso di cacciare, e difatti eccolo alle prese con monologhi, sproloqui, parodie, lamenti, serenate, testamenti, prediche contrasti. Il suo ultimo lavoro ha per titolo Teatro popolare minimo (Edizioni Sarnus, 208 pagine, 14 euro). È una raccolta di brani declamati o cantati nelle fiere, nei raduni e nelle veglie. In teatro, a San Gimignano, ha messo in scena Silicon Valley con la regia di Tuccio Guicciardini e la direzione artistica di Cledy Tancredi. Teatro pieno.Di Teatro popolare minimo Lapucci racconta: “È uno di quei libri che nascono da soli e felici. Raccogliendo il materiale per amore di quella letteratura popolare che ho sempre coltivato, il libro si è fatto da solo. Il divertimento deriva dal mondo spontaneo della piazza, della fiera, dell’aia”.Chiediamo se è un libro di lettura, una raccolta di copioni o un documento. Risponde così: “Credo tutte e tre le cose, e lo posso dire per esperienza. I destinatari sono quelli che amano il divertimento. Quello che mi fa più piacere è che queste cose siano state usate nelle scuole, nelle case di riposo, nelle compagnie amatoriali e perfino nelle carceri”.E l’interesse per il teatro? “Può sembrare strano, ma cominciò quando avevo sui cinque anni. Mi portarono a una rappresentazione privata molto sofisticata di una favola da parte di una compagnia di valore. Siccome ero un bambino mi lasciarono muovere tra la platea e il retroscena, e così vidi il lavoro mentre ero nascosto dietro le quinte. Mi divertî così tanto che dopo mi feci un teatrino con uno scatolone e dei pezzi di legno che erano gli attori”. Alcuni versi dal nuovo libro, e dal testamento di Carnevale, suonano così: “Le chicchere e i piattini vadano alle zitelle – lenzuoli e tovagliati, i piatti e le scodelle vadan tutti alle monache – ai poveri l’argento – la ghiotta e il girarrosto ai frati del convento”.
Data recensione: 11/03/2009
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Giampiero Masieri