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È morto Giorgio Batini, cantore di Toscana. Giornalista e narratore, ha raccontato le storie della sua terra. Come quella di un ponte con una curvatura che sembrava impossibile da realizzare, e forse per questo

È morto Giorgio Batini, cantore di Toscana. Giornalista e narratore, ha raccontato le storie della sua terra. Come quella di un ponte con una curvatura che sembrava impossibile da realizzare, e forse per questo lo chiamavano “Il ponte del diavolo”, laggiù, appollaiato sul Serchio. Ma anche storie di santi e beati (Beati loro), fantasmi e balene preistoriche (La Toscana delle balene), di campane e campanacci (Per chi suona la Toscana) e campanilismi (I toscanacci), magie, miti, leggende (Toscana magica), capitani non per forza coraggiosi (Capitani toscani), piante, radici, montagne e fiumi (Il fiume racconta). Di tutti questi titoli una parola ritorna sempre: Toscana. Giorgio Batini era il suo cantore. Questo fiorentino doc si è spento ieri notte all’età di 87 anni. “Era un uomo molto schivo”, lo ricordano alla casa editrice Bonechi, dove aveva sede la rivista da lui fondata nel 1980, Toscana qui. “Talmente schivo che non andava mai a ritirare i premi che riceveva”. E in quasi 70 anni di giornalismo e mezzo secolo da narratore, con oltre 50 volumi all’attivo, di premi, Batini ne ha ricevuti moltissimi. “Conosceva la Toscana come nessun altro – racconta Alberto Andreini, direttore editoriale di Bonechi – perché aveva il cuore immerso nella nostra regione, da vero cronista del territorio”. Storia, luoghi, personaggi, curiosità: “La sua caratteristica era quella di saper cogliere sempre aspetti e tematiche di grande interesse e di saperli leggere attraverso gli occhiali della Toscana”. Tra le sue pubblicizzazioni celebri non manca l’alluvione del ‘66: L’Arno in Museo, che la Bonechi ha rieditato due anni fa con il titolo Diluvio su Firenze. Nato nel 1922 , laureato in legge, capocronista e inviato de La Nazione, Batini era un onnivoro della cultura, si occupava di tutto: arte, antiquariato, storia, natura, tradizioni, costume popolare, folklore, itinerari turistici (Domenica dove). E aveva una fantasia sfrenata, tanto che riusciva a raccontare anche ciò che non esisteva, come i fantasmi, accanto a temi di importanza storica come il brigantaggio o a curiosità come le lapidi singolari, le scritte antiche sui muri, le faide comunali, le abitudini agli Etruschi. Ma più di ogni altra cosa amava la gente, di Toscana. “Un libro come I toscanacci riusciva a cogliere un aspetto antico ma sempre attuale come il campanilismo – conclude Andreini – che da borgo a borgo non è mai stato intaccato dalle trasformazioni della modernità”. I funerali si svolgono oggi alle 15 nella chiesa del Sacro Cuore in Via Capo di Mondo.
Data recensione: 08/04/2009
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: Edoardo Semmola