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«Il partito era una famiglia esigente: richiedeva ubbidienza, disciplina e sacrifici ma ti ricambiava perché in esso riponevi le tue speranze,quasi la vita intera».

«Il partito era una famiglia esigente: richiedeva ubbidienza, disciplina e sacrifici ma ti ricambiava  perché in esso riponevi le tue speranze,quasi la vita intera». Paolo Cocchi cerca di spiegarlo ai propri giovani figli, Valerio e Carlotta, nel suo «Diario di un diario». Operazione difficile perché ai giovani la politica appare «lontana e incomprensibile, o nella migliore delle ipotesi una fiction». Non c’è fiction né retorica nel diario vero, quello di Siro, padre di Paolo, che occupa solo le pagine finali del libro. Diciotto capitoletti, datati settembre 1946, poche pagine custodite gelosamente, che il figlio ha potuto leggere solo dopo la morte del padre. Una narrazione, per dirla con Nichi Vendola, caratterizzata dalla semplicità  del linguaggio e dall’assoluta testardaggine dei fatti: la cattura da parte dei tedeschi, la deportazione in Germania, la liberazione da parte degli americani e il ritorno a casa. L’unica venatura lievemente retorica è la frase che conclude il diario: «Marciamo dritti e sicuri nel nome del lavoro verso un avvenire migliore». Era il linguaggio del PCI, dentro la cui traiettoria si iscrive tutta la vita di Siro, tanto da esserne per tanti anni un funzionario. A capo dei comunisti mugellani, Siro Cocchi scrive una lettera al compagno Togliatti constatando che «non sarebbe male un esame autocritico dell’intero movimento comunista internazionale». Poco incoraggiante la risposta del Migliore: «Caro compagno, spero non teniate dentro a tutte le sciocchezze e volgarità che scatenano in questo momento i nostri nemici». La respinta dell’esame autocritico trova una incredibile assonanza nell’interrogativo che Giorgio Van Straten formula nella presentazione del libro: «Siamo stati comunisti: possiamo riuscire a spiegarlo senza stupire autocritiche, inutili esaltazioni o superflue perorazione di coerenza?» 
Data recensione: 17/12/2010
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: Roberto Corsi