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Vuoi la cittadinanza onoraria? Un fiorino! Come recita il luogo comune, la realtà è davvero capace di superare la fantasia. Anche quella comicamente geniale di Roberto Benigni e Massimo Troisi

Il libro. Artusi e Lasciarrea dopo una lunga ricerca negli archivi raccontano il come e il perché delle onorificenze

Vuoi la cittadinanza onoraria? Un fiorino! Come recita il luogo comune, la realtà è davvero capace di superare la fantasia. Anche quella comicamente geniale di Roberto Benigni e Massimo Troisi in Non ci resta che piangere. Una scena come quella del passaggio a pedaggio del loro celebre film poteva essere realmente accaduta all’epoca del Granducato,come raccontano Luciano Artusi e Roberto Lasciarrea a pagina 11 del loro libro Fiorentini per forza e per amore (Sarnus). Era la “tassa sulla cittadinanza onoraria”. Solo che i fiorini in questo caso erano dieci: si trattava della “decima”, l’imposta sui beni immobili. E la politica di Palazzo Vecchio non si faceva certo scrupolo nel palesare la richiesta monetaria, puntualmente notificata a ogni aspirante “cittadino”: paga e sarai “onorato”. Centosette sono i cittadini onorari, censiti e raccontati nelle 370 pagine di questa scrupolosa compilazione uscita solo casualmente con l’anniversario dei 150 anni dell’unità d’Italia e che contiene, per ogni personaggio, la delibera originale. Tra questi anche Roberto Benigni. Che però non ha pagato il comune come avrebbe fatto il Granduca. Perché la prassi di lucrare sulle onorificenze è venuta meno a partire nel 1848. Il libro parte infatti dal 28 marzo 1848: il primo cittadino onorario  è Gabrio Casati, sindaco di Milano durante le “Cinque giornate”. L’ultimo,in data, 4 ottobre 2010, è lo studioso leonardiano Carlo Pedretti. Nel mezzo, un fiume di personaggi. Alcuni capisaldi della storia, da Garibaldi a Mandela, da Giovanni Meyer a Gorbaciov. Molti i grandi della cultura,come Eugenio Montale e l’architetto Giovanni Michelucci. Ci sono personalità molto discusse, come Peppino Englaro. Altre al di sopra di ogni divisione, come Gyatso Tenzin, ovvero il Dalai Lama. Altre ben più che discutibili, come Benito Mussolini. Al quale la cittadinanza è stata prima data, appena una anno dopo la marcia su Roma, e poi revocata. Ma solo nel 2009. Cosa anche tecnicamente impossibile perché, come recita il regolamento, per consegnare o revocare la cittadinanza, questa va notificata, e quindi il personaggio in questione deve essere in vita. Curioso notare come la motivazione per il conferimento a Mussolini sia stata la più breve della storia, solo tre righe. Inizia così: “ritenuto che la rivoluzione fascista abbia salvata la civiltà nazionale che è italiana ad un tempo e fiorentina”. Proponendo subito dopo un bizzarro parallelo tra la “missione” del fascismo e quella di Dante Alighieri sei secoli prima. La categoria maggiormente rappresentativa è quella dei musicisti: Metha, Muti, Berio, Bartoletti, Toscanini, Rostropovich, Ozawa. L’unico a non appartenere al mondo della musica classica ma all’arte cosiddetta “popolare” è proprio Benigni. Ma perché realizzare un lavoro compilativo così impegnativo, andando a spulciare negli archivi storici indietro per oltre un secolo e mezzo? Semplice, spiegano i due autori: “Perché non lo aveva ancora fatto nessuno”. La stessa motivazione che li ha portati a scrivere, tre ani fa, Campane e campanili di Firenze. “In molti hanno studiato le chiese, le facciate delle chiese, gli affreschi nelle chiese. Ma mai qualcuno che si sia soffermato sui campanili!”, racconta Artusi. Come se agli studiosi avesse sempre fatto fatica “alzare lo sguardo all’insù”. La lunga ricerca ha riscontrato anche alcune curiosità. Per esempio risultano richieste avanzate a persone che già l’avevano ricevuta: è capitato per Benigni, talmente amato che volevano dargliene addirittura due, anche se non è mai venuto a ricevere nemmeno la prima. Oppure l’esatto opposto, come è capitato a Ted Kennedy: “Il presidente del consiglio comunale Eugenio Giani era convinto che fosse già stato insignito all’epoca dell’alluvione, perché era stato un Angelo del fango – continuano gli autori – In realtà gli avevano conferito solo il Fiorino d’Oro”. Solo due le revoche: per Mussolini e Boris Eltsin, l’ex presidente russo, a causa della guerra in Cecenia. Due anche i casi di fiorentini “naturali”, cioè nati a Firenze, quindi “già” cittadini dall’atto di nascita. Sono Sir Harold Acton, storico e saggista, e il botanico Odoardo Beccari. Su 107 solo 6 le donne: Hélène Demidoff, Rita Levi Montalcini, Rigoberta Menchù, Silvia Chiara Lubich e, in tempi recenti, la tibetana Ngawang Sangdrol e Ingrid Betancourt.
Data recensione: 19/01/2011
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: Edoardo Semmola