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Conoscevamo l’A. per la sua bella monografia sulla banda di S.Giovanni Valdarno (Sef, 2004, cf “Corrispondenza” n. 45) ed ora possiamo confermare il lusinghiero giudizio già espresso in quella occasione

Conoscevamo l’A. per la sua bella monografia sulla banda di S.Giovanni Valdarno (Sef, 2004, cf “Corrispondenza” n. 45) ed ora possiamo confermare il lusinghiero giudizio già espresso in quella occasione tanto più che il presente lavoro abbraccia l’intero comune di Cavriglia, una terra dove la musica è, per così dire, di casa e dove sono sorte ben quattro bande – a Montegonzi, a Cavriglia, a Castelnuovo e a Massa – senza contare la fanfara di Meleto (gruppo composto di soli strumenti ad ottone) e i pochi musicanti di S.Martino in Pianfranzese (località scomparsa in seguito all’escavazione della lignite che, com’è noto, ha segnato profondamente il paesaggio e forse anche le persone...). Rispetto ad appena 40-50 anni fa è cambiato il “mondo”, come si dice, e anche la produzione musicale sembra seguire altre vie maestre, facilitata indubbiamente dalle sofisticate tecnologie moderne – e chissà quali altre invenzioni accompagneranno la crescita artistica dei nostri giovani! – ma ancora 100 anni fa la musica era necessaria per dare quel tocco di solennità e di festa che si richiedeva almeno nelle ricorrenze più prestigiose. Di più: la musica non poteva rimanere nell’ambito ristretto della chiesa dove di solito era prodotta dall’organo o dal canto a cappella ma se ne richiedeva un utilizza anche “civile”. Nascono perciò le bande, e alcune gloriose, come quelle raccontate in questo libro, che arrivano a buoni livelli di prestazione e arrivano perciò a riscuotere i più vasti consensi nell’intera vallata valdarnese.
La materia è particolarmente congeniale all’A. che conosce molto bene il mondo delle sette note ma immaginiamo che egli abbia dovuto faticare le proverbiali sette camicie nella ricerca della poca (e dispersa) documentazione esistente e perciò nella necessità di ricorrere alla memoria dei musicanti sopravvissuti mediante apposite interviste. L’impressione finale è che siamo di fronte a una pagina di storia quasi conclusa e (purtroppo) difficilmente rivitalizzabile, racchiusa fra le iniziative pioneristiche di fine ‘800 e la lenta ma inesorabile decadenza degli ultimi decenni del secolo scorso.
Vorremmo infine aggiungere che il corposo volume si raccomanda anche per il fatto di raccontare di fatto oltre centro anni di vita nelle campagne in riva sinistra dell’Arno, come se la musica e le bande fossero l’occasione (e forse anche il pretesto) per rivisitare e raccontarci la piccola grande storia di Cavriglia e delle sue frazioni.
Data recensione: 06/07/2011
Testata Giornalistica: Corrispondenza
Autore: Silvano Sassolini