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Il libro dello 007. agguati, stragi, morti. Il poliziotto della Digos racconta Firenze attraverso le indagini

Empoli, 24 gennaio 1975: il terrorista nero Mario Tuti uccide, il brigadiere Leonardo Falco e l’appuntato Giovanni Ceravolo. “Io c’ero”. Querceta (Lucca), 22 ottobre 1975: tre agenti perdono la vita sotto i colpi di mitra della criminalità organizzata. “Riuscimmo a prenderli”. E poi, Firenze 20 gennaio 1978: Prima Linea fa fuori il poliziotto Fausto Dionisi. “Anche lì, quella votla, purtroppo, c’ero”.
Silvestro Picchi, l’ispettore Picchi della Digos, ha accompaganto al funerale tanti colleghi. quarant’anni di servizio negli 007 della polizia fiorentina e una convinzione: “Per quello che ho visto – dice spassionatamente – e per le circostanze che ho passato posso dire che mi è andata bene: sono ancora vivo”. Una vita per la divisa, anche se sempre in borghese. Perché loro, i digossini, si devono confondere con gli altri, e “fare tanto marciapiede”. Una vita attraversata – e segnata – dagli anni di Piombo. Fili neri e rossi che per un decennio e più hanno martoriato il Paese, senza lascaire scampo nemmeno a Firenze.
Una vita da raccontare, soprattutto ora che Picchi è prossimo alla pensione (a marzo lascerà il suo ufficio al terzo piano di via Zara, ma non glielo ricordate troppo, sennò gli prende malissimo...).
Proprio dalle curve nella memoria di Picchi è nata l’idea di scrivere un libro (Quasi per caso. La mia vita in polizia e gli Anni di piombo, p. 75, Edizioni Polistampa, 10 euro) per non dimenticare tutte le vittime che sono cadute per difendere lo Stato.
Non a caso il poliziotto fa anche parte dell’associazione “Memoria”, creata dalla vedova di Dionisi. “Perché nel corso di questi anni – ragiona l’ispettore – ho visto troppi ex brigatisti riabilitati a discapito dei miei colleghi che ora sono sotto terra”. Pagina dopo pagina è una cavalcata avvincente. Si ripercorrono le stragi, ma anche tanti piccoli aneddoti personali del protagonista, nato a Pomezia (Roma) ed entrato in Polizia – come suggerisce il titolo dell’opera – per caso. “Sì, per me all’inizio fu solo un modo per coltivare la mia passione giovanile: la boxe. E così entrai nel gruppo sportivo delle Fiamme Oro, ma alla fine prese il sopravvento la polizia che mi portò a Firenze...”.
Nel libro di Picchi, però, c’è anche il tempo per ricordare gli amici, quelli conosciuti sul campo, con cui ha lavorato spalla a spalla. A partire dall’ex procuratore di Firenze Pier Luigi Vigna che ha firmato la prefazione con una chiosa chiarissima: «Vorrei che anche i giovani avessero tra le mani queste pagine per ravvivare la loro memoria». Già, sono i ricordi il pezzo forte della casa, anche quelli piacevoli: il servizio di scorta ai Capi di Stato (da Clinton a Napolitano) e alle teste coronate (su tutte svetta Lady Diana). Un testimone sobrio e vigile degli ultimi 40 anni di storia inriva all’Arno. “Senza tralasciare mai un particolare, cercando indizi, scavando per strada, parlando con la gente per cercare di chiudere un caso”. Indagini vecchia scuola, bellezza. Alla faccia delle serie americane e dei cervelloni. “Che a me non piacciono”, ride Picchi.
Data recensione: 21/11/2011
Testata Giornalistica: Nuovo Corriere
Autore: Simone Canettieri