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“Per tutta la vita sono rimasto un campagnolo che lavorava due giorni alla settimana in città”.

“Per tutta la vita sono rimasto un campagnolo che lavorava due giorni alla settimana in città”. Un personaggio davvero singolare il dottor Piero Cilotti, oculista di Pisa. Dominato da una passione divorante per la caccia e la natura, a un certo punto ha deciso di dedicare la maggior parte del suo tempo all‘arte venatoria, esercitando la professione medica solo per due giornate alla settimana. Così, come precisa con orgoglio nel suo diario, ha evitato di stressarsi come tanti suo colleghi “preoccupati solo di guadagnare più quattrini, per farseli macinare dalla moglie e dal fisico”. E dal 1947 a oggi ha trascorso invece una vita col fucile in spalla, nei boschi dietro a starne e cinghiali, viaggiando per tutta Italia. Cilotti non ha scritto le sue memorie di cacciatore per vantarsi di grandi imprese, ma per comunicare un’autentica passione. Intere giornate di cammino, “i miei cani, la libertà, la solitudine e le mie amate colline”. Poco importa se a preda è un beccaccino, ua lepre, un cinghiale o se alla fine il carniere resta vuoto. Quello che conta per Cilotti, è la grande avventura delle tantissime giornate trascorse in mezzo alla natura. Polemico contro gli eccessi e i cacciatori che sparano a tutto ciò che si muove, il suo diario esalta invece incontri umani, amicizie, aneddoti, curiosità. E la cronaca di 60 anni di caccia diventa anche racconto di tradizioni passate e dei mutamenti sociali del nostro Paese.
Data recensione: 01/03/2013
Testata Giornalistica: L’Allevatore Magazine
Autore: Luca Baldazzi