chiudi

Il Popolo, con la P rigorosamente maiuscola, si chiama in realtà Guerrino Anchioni, è un bracciante della Valdinievole, «uno scapolo sui quaranta che pensa, lavora, suona

Il Popolo, con la P rigorosamente maiuscola, si chiama in realtà Guerrino Anchioni, è un bracciante della Valdinievole, «uno scapolo sui quaranta che pensa, lavora, suona il trombone e recita a memoria i poeti antichi». È lui il bizzarro protagonista dell’ esordio letterario del lucchese Marco Teglia, figlio di quel Remo Teglia scomparso nel 1975, medico e scrittore, autore di romanzi come Mala Castra, La ballata del mezzadro o Terra e ghiaie, pubblicati da Einaudi. Il Popolo va agli Uffizi è una curiosa raccolta di racconti che Marco, antiquario a Firenze e chitarrista, ha costruito intorno a una figura dall’ ingenuità e dal candore spiazzanti, un indomito e commovente cercatore di bellezza, spiazzante paladino di un tempo che fu. Il suo è un ritratto in quattordici bozzetti corrispondenti ad altrettante giornate, quasi delle novelle che danno forma a un viaggio malinconico e poetico in una Toscana che forse esiste solo nella nostalgia dell’ autore: un mondo, scrive Adolfo Natalini nella prefazione, «coi giorni segnati dal lunario del Sesto Caio Baccelli, un mondo dei senza storia dove le fatiche erano quotidiane e gli eventi erano legati alle stagioni come i mercati, l’ uccisione del maiale, la battitura», e in cui «la malattia e la morte di tanto in tanto scombinavano il calendario».
Data recensione: 21/04/2013
Testata Giornalistica: La Repubblica
Autore: Gaia Rau