chiudi

Si comincia male: questo il commento del personaggio raffigurato nella vignetta umoristica presente sulla copertina del secondo volume

Si comincia male: questo il commento del personaggio raffigurato nella vignetta umoristica presente sulla copertina del secondo volume de Le barzellette italiane e d’altra parte che dovrebbe dire un tale che bussa alla porta di un indovino e si sente rispondere «Chi è?» dall’anziano signore seduto davanti alla sfera di cristallo, oggetto evidentemente più soprammobile che strumento efficace di predizione del futuro?
Si continua bene: siamo adesso al secondo volume dell’opera di Carlo Lapucci. Ad aprile 2015 su queste stesse colonne fu presentato il primo volume e sottolineavamo come l’autore chiarisse che in queste brevi narrazioni popolari (storielle, barzellette o altre denominazioni in grado di identificare queste espressioni della più genuina saggezza popolare) si ritrovava nascosto «ben più di quello che siamo comunemente disposti a credere». In questo volume, forse ancora di più che nel primo, emerge come sia tutt’altro che facile guardare dentro di noi e capire esattamente ciò che si è disposti a credere: a tutti sarà capitato di restare perplessi davanti a una barzelletta (lunga o corta che sia, anche magari nelle sue versioni più estreme in quanto a concisione, del resto espressioni sintetiche come colmi & differenze hanno nel libro una collocazione ben precisa nel capitolo conclusivo dal titolo “Fenomenologia dell’effimero universale”), di non entrare in sintonia con l’elemento che dovrebbe scatenare la risata o almeno il sorriso. Sovente ciò può dipendere da un momentaneo stato d’animo, da una disposizione passeggera che ci rende meno recettivi davanti alla commedia umana e di fronte a quella esasperazione di tratti e ricerca del paradosso, dell’effetto comico e della sorpresa che ci porta ad apprezzare la storiella. Altre volte il problema può risiedere in una scarsa familiarità con il contesto: un esempio di ciò lo troviamo a metà libro nella sezione dedicata alle barzellette sulla musica e sulla lirica in particolare. Per quanto in apparenza si tratti di un terreno assai fertile su cui innestare situazioni “da barzelletta” (e infatti Carlo Lapucci scrive che seriosità e passione «nel mondo della lirica formavano la miscela ideale per facilitare la caduta immediata nel ridicolo: bastava l’accidente, la svista, il difetto per smontare la magia») come non rilevare come ormai il melodramma manchi delle vastissime platee che aveva un tempo? Sarà allora difficile apprezzare il retrogusto di storielle ambientate in un teatro, magari ricordi di commenti espressi davvero in modo tagliente dai loggionisti... e passeremo a leggere altre barzellette presenti sul libro, storie calate nell’odierno mondo tecnologico tra Microsoft e curiose interpretazioni di “on” e “off”!
Data recensione: 01/01/2016
Testata Giornalistica: Leggere:tutti
Autore: Federico Mussano