chiudi

Aprire un vecchio baule dei bisnonni e ritrovare libri e documenti che raccontano il passato. Un passato che scavalca il ’900 per arrivare anche alla metà dell’800, quando

Aprire un vecchio baule dei bisnonni e ritrovare libri e documenti che raccontano il passato. Un passato che scavalca il ’900 per arrivare anche alla metà dell’800, quando non c’erano tv e automobili, ma neppure forni o frigoriferi, l’idea della cucina era ben lontana da quella degli attuali Masterchef e i divertimenti erano tutt’altra cosa. Nasce in questo modo «Così mangiavano e ridevano i nostri nonni. Ricette d’altri tempi e non solo» (ed. Sarnus, collana: Toscani super DOC, 10 euro) una raccolta di aneddoti, ricette e vecchi documenti raccolti e raccontati con lo sguardo divertito e la penna arguta di un nonno fiorentino, Gianfranco Coppetti. È lui che apre il baule dei suoi nonni e bisnonni. Scartabella fogli e libri impolverati, e in un centinaio di pagine ci conduce per mano in un mondo dove era usanza elencare su un foglio la dote di una fanciulla prossima al matrimonio. Ecco quella della nonna. In bella calligrafia, su carta bollata, leggiamo: 12 paia di federe, 12 sottovesti, 18 asciugamani, tre fazzoletti e una serie di altri oggetti con accanto il prezzo. La promessa è messa per iscritto, compaiono giorno, mese e anno in cui avverranno le nozze. Era il 28 aprile 1898. Ma si conosce anche il seguito della storia grazie a un diario di una delle quattro figlie, diventata maestra. « U s a v a m o mettere una lucerna di notte sul davanzale per augurare la buona notte al fratello che abitava poco distante e lui faceva altrettanto per rispondere al nostro augurio». Sorprende oggi il ritaglio de la Nazione del 1865 sul tasso di alfabetizzazione del Paese: «Su un totale di 21.977.334 abitanti 16.999.701 sono analfabeti». E che dire dell’intero volume dei Promessi Sposi in vernacolo pratese? Emerso da una pila di libri insieme alla «Divina Commedia in cento sonetti fiorentineschi», il libro ne riporta ampi stralci. Toh, i mestieri scomparsi. E quanti erano. L’autore ricorda la sua fanciullezza negli anni ’40 quando incrociava l’arrotino, il riparatore di ombrelli, di catini, il venditore di pesci d’Arno vivi, di raveggioli freschi, il fornitore delle stanghe di ghiaccio, il cenciaio. Ma il più atteso era il semellaio che portava i panini per la merenda. «Belle fette di pane e olio, pane e pomodoro o vino e zucchero e burro. Le ricette del capitolo finale sono estratte dal volume «Il Re de’ Cuochi» scritto da Giovanni Nelli nel 1889, «ospite di riguardo in molte cucine a Firenze, come nel resto della Toscana». Domina la cacciagione e gli intingoli derivati come condimenti privilegiati e poi zuppe, trippe, cervella e costolette con buona pace del colesterolo.
Data recensione: 23/12/2017
Testata Giornalistica: Il Giornale
Autore: ––