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Non so se sia giusto definire qualcuno “uomo d’altri tempi”, perché ogni tempo ha conosciuto, accanto a uomini rosi

Non so se sia giusto definire qualcuno “uomo d’altri tempi”, perché ogni tempo ha conosciuto, accanto a uomini rosi dalla cupidigia, dalla sete di auto-affermazione e di potere, uomini onesti, sinceri nel loro impegno, interessati alle cose più che a sé stessi. Comunque è così che penserei di definire Ottorino Orlandini, Autore del “Memoriale di una vita e tre guerre (1900-1969)”, edito da Sarnus nel 2022. “Il Memoriale - scrive nell’introduzione il nipote e curatore del volume Paolo Gizdulich – fu scritto e lasciato da Ottorino Orlandini, (…), sotto forma di una raccolta di 32 episodi realmente da lui vissuti nel corso dei 50 anni iniziali della sua vita”. Si tratta quindi di racconti che furono da lui “riportati in altrettanti capitoli, già strutturati e editorialmente predisposti, che aveva stilato tra la metà degli anni Cinquanta, (…), e tutto il decennio successivo”; racconti nati “dai ricordi e dalle emozioni e sono quest’ultime a determinarne l’ordine di esposizione, che non è quello cronologico”. Ottorino Orlandini era nato a Lorenzana (Pisa) nel 1896, ultimo di sette figli, da genitori contadini che presto si trasferirono a Mosciano, in quel di Scandicci (Firenze). Di formazione cattolica, interruppe gli studi liceali per partire volontario per la Grande Guerra, cui partecipò come ufficiale di complemento dopo aver frequentato l’Accademia militare di Modena. Durante il conflitto, in Macedonia, respirò i gas asfissianti e l’enfisema polmonare che vi contrasse lo condizionerà per il resto della sua vita. Tornato dalla guerra, ammiratore di Don Luigi Sturzo, si iscrisse al Partito Popolare e si impegnò nel sindacato in favore dei contadini del Mugello. Ben presto la sua traiettoria di vita incrociò le persecuzioni dei fascisti ed iniziò un periodo di vicissitudini e di fughe (in altre regioni d’Italia e all’estero, in Francia) fino a quando, nel 1936, si arruolò volontario nella guerra di Spagna, combattendo da cattolico/ sturziano a fianco di Carlo Rosselli. Poco dopo l’8 settembre 1943, avendo alle spalle una stagione passata in Francia con la resistenza parigina, rientrò a Firenze per combattere contro i nazi-fascisti, scegliendo di militare nelle file del Partito di Azione. Dopo la guerra si iscrisse alla Democrazia Cristiana e prese parte attiva alle importanti campagne elettorali del 1946 (per l’Assemblea Costituente), del 1948 (elezioni politiche) e in altre successive, mentre tornò ad impegnarsi nel sindacato contadino per la riforma agraria. Quanto al resto, fu anche giornalista e consigliere d’opposizione nel consiglio comunale di Scandicci. Agli inizi degli anni ‘60 si ritirò dalla politica attiva; come scrive ancora il curatore, molte cose intorno a lui erano cambiate, “molti ‘amici’ si erano messi in caccia alla poltrona”. Lui che, a quanto pare, non aveva mai sgomitato se non per le battaglie che aveva ritenuto di portare avanti, adesso “era contento e in pace con se stesso, facendo una vita modesta, vivendo della sua pensione di guerra, di sindacalista e giornalista più quella della moglie (… ancora più modesta della sua), in una casa d’affitto, con una macchina comprata quando di seconda, quando di terza mano perché proprio non poteva farne a meno”.
Nei capitoli del Memoriale, con varie significative vicende della sua esistenza (tra cui segnatamente quelle nel contesto della Guerra di Spagna) in quieto ‘disordine’ cronologico, emerge dell’Orlandini “lo stile originale che è quello più del ‘parlato’ che dello ‘scritto’, con espressioni d’altri tempi, ma che alla fin fine conferiscono valore e carattere a quel tono toscano e schietto del parlar semplice, volutamente, per farsi ben intendere da tutti”. Così egli intendeva rivolgersi e si è rivolto “alla gente comune - scrive ancora il Gizdulich -, quella che lui amava e per cui si era battuto”.
Avendo egli ‘fatto’ ben tre guerre, a scanso di equivoci non è fuor di luogo precisare che cosa egli ne pensasse: “Le guerre sono sempre una cosa sporca... Le ho sempre odiate e per tre volte mi ci sono trovato immischiato. E non perché sono stato richiamato; sono sempre stato volontario, ingenuamente e stupidamente volontario”.
Data recensione: 30/09/2023
Testata Giornalistica: Cultura Commestibile
Autore: Paolo Marini