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“Il teatro nasce come rappresentazione sacra, alla fine di questa esperienza esci arricchito di emozioni

In un libro a cura di Enrico Zoi si ripercorre la storia del teatro italiano del dopoguerra

“Il teatro nasce come rappresentazione sacra, alla fine di questa esperienza esci arricchito di emozioni. Il teatro serve a farsi delle domande, è vita. Ora i teatri sono chiusi, questo significa che siamo diventati ignoranti”. Parole di Gianna Giachetti alla presentazione del libro a lei dedicato “Gianna Giachetti, attrice. Intervista con il teatro” (Sarnus, 2023), a cura di Enrico Zoi, alla BiblioteCaNova Isolotto, evento condotto da Giancarlo Passarella.
In copertina una foto di Tommaso Le Pera la ritrae nel 1979 al Teatro Eliseo di Roma durante una rappresentazione dell’Enrico IV di Giorgio De Lullo con Romolo Valli.
“Un amico fraterno come Tino Buazzelli – ricorda Gianna Giachetti – Sono stata molto fortunata, essendo nata nel ‘35 ho conosciuto quelli bravi. Da questi grandi ho imparato tutto e gli sono riconoscente, se ho qualcosa che ho ridato lo devo a loro, io campo di questi ricordi”.
Si succedono così i nomi nel racconto di una vita che diventa la storia del teatro italiano del dopoguerra. “Alla Pergola Eleonora Duse si faceva preparare un corridoio di tende perché lei quando usciva dal camerino lasciava Eleonora e nel passaggio diventava colei che sarebbe stata in palcoscenico. La vera emozione è quella, la magia per cui un attore ha un altro timbro, un’altra voce, cambia pelle e anima. Noi si dà e si riceve dal pubblico”.
E Paolo Poli? “Com’era fare una tournée con lui! Alla fine dello spettacolo la coda del pubblico osannante per lui. E non finiva lì. Quando ci fermavamo al ristorante, tutti lo aspettavano per ridere insieme perché lui continuava a fare spettacolo. Paolo Poli persona di grande generosità, ha fatto tanto bene a tante persone senza mai apparire”.
Non manca il ricordo del grande Eduardo. “In una compagnia di napoletani affiatati io che parlavo fiorentino! Eduardo sempre presente. In quel periodo portavo in giro La Locandiera di Goldoni con la regia di Visconti ma nel giro di due anni morirono Valli, Buazzelli, De Lullo, il mio babbo … fu terrificante. Eduardo De Filippo era stato eletto senatore e aveva avuto un’operazione a un occhio ma trovò il tempo per starmi vicino in quei momenti per me difficili”.
Gianna Giachetti ha lavorato con Franco Zeffirelli, Mauro Bolognini, Franco Parenti, Rossella Falk, Umberto Orsini, Mario Scaccia, Paolo Stoppa, Rina Morelli, Franca Valeri, Enrico Maria Salerno, Nora Ricci, Nino Taranto e tanti altri. La passione per la recitazione le è nata da bambina, non poteva essere altrimenti.
“Dello zio Fosco mi facevano vedere tutti i film. A lui è stata anche dedicata una bellissima rassegna cinematografica a New York a cui ha partecipato, in rappresentanza della famiglia, mio fratello Romano giornalista corrispondente dagli Stati Uniti. Ma l’iscrizione all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico a Roma, grazie a una borsa di studio triennale, la devo a Beppe Menegatti e Ferruccio Soleri, più grandi di me e già in giro con una compagnia”. Quella dell’attrice è una vita in viaggio.
“Tante tournée. Una volta con Mario Scaccia settanta città. È stato un viaggiare continuo. Anche all’estero con orgoglio quando l’Italia esportava la sua cultura”. Pure in tv, Gianna Giachetti. “Ho fatto della buona televisione con Mario Ferrero. In Don Matteo ero la mamma di Flavio Insinna, ricordo un Terence Hill gentilissimo”.
Al cinema con i grandi comici toscani tra cui Nuti. “Era il mio figliolo nel Signor Quindicipalle, Francesco era affettuosissimo. Buono, bravo, bello, però con un’infelicità di base forse per delle storie d’amore”.
E Gianna Giachetti sarà di nuovo sul grande schermo, dal 25 gennaio 2024, nell’ultimo film di Leonardo Pieraccioni, “Pare parecchio Parigi”.
Data recensione: 13/09/2023
Testata Giornalistica: La Nazione.it
Autore: Paolo Mugnai